martedì 6 marzo 2012

Ciò che rimane della FESTA DELLA DONNA

Tutti credono che la festa della donna nasca in seguito alla morte di 129 operaie che nel 1908 lavoravano presso un’industria tessile di New York e scioperavano per protestare  contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare. Le poverette bruciarono vive.

In realtà la storia della festa della donna, che in effetti si chiama Giornata internazionale della donna, ha altra origine. Dobbiamo risalire all’otto marzo del 1917, a San Pietroburgo , quando le donne della capitale guidarono una manifestazione con l’intento di rivendicare la fine della I Guerra Mondiale.  La reazione sommessa dei cosacchi incoraggiò ulteriori manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo. Per questo motivo, durante  la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta Mosca , fu fissato per l'8 marzo la «Giornata internazionale della donna».

In Italia la  Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito Comunista Italiano che volle celebrarla il 12 marzo,  in quanto prima domenica successiva all'ormai fatidico 8 marzo.
Nel 1944 nasce a Roma l’UDI, Unione Donne Italiane; tutte donne appartenenti al PCI, al PSI al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e tutte insieme presentarono la proposta di celebrare l’8 marzo 1945 la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera e nel frattempo a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna che conteneva richieste di parità di diritti  e di lavoro.

L’8 marzo del 1946, con la fine della guerra, fu celebrato in tutta Italia e fu proprio in quell’occasione che apparve per la prima volta il suo simbolo: La Mimosa.


Ci sarebbe stato molto altro da aggiungere sull’origine della festa della donna, ma ciò che vorrei sollevare in queste mie considerazioni è altro, rispetto la sua radice storica o la sua connotazione politica che caratterizza questa festa.

E’ certamente importante la memoria che ci consente di non dimenticare la storia degli avvenimenti e  le  conquiste ottenute con tanta fatica nel tempo ed è partendo proprio da essa che vorrei giungere, in un salto temporale, fino a noi e constatare come nel terzo millennio la maggior parte delle donne festeggiano  quest'evento.

Cartelloni pubblicitari di spogliarelli maschili lungo le strade , locandine appese nei locali di spettacolini con annessa consumazione, eventi organizzati via facebook dello stesso tenore e messaggi promozionali inoltrati dalle radio locali sempre su presunti spettacoli dello stesso genere ai quali molte donne partecipano, credendo sia questa la maniera giusta per farlo.


Nel frattempo in Italia e nel mondo alle donne succede quello che, con un po’ di dati, vi riporto di seguito:         
  •       L’Istat rileva che dieci milioni di donne tra 14 e i 59 anni hanno subìto nel corso della vita violenze, molestie o ricatti sessuali.
  •            In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell'aggressività di un uomo che dice di amarla
  •            Secondo una ricerca dell'Osservatorio sulla “Gestione della diversità” dell'Università Bocconi, in Italia una donna guadagna il 23% in meno rispetto ai colleghi maschi. Nel 2008 in media la retribuzione lorda di un uomo è stata pari a 50 mila euro, soltanto 40 mila euro per una donna.
  •           Il tasso di occupazione femminile è pari al 35,4%,contro il 48,6% dei maschi, 13 punti in meno.
  •           Nel mondo, 69 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola primaria. Il 54% sono bambine. Dei 759 milioni di adulti analfabeti, due terzi sono donne.
  •           le condizione della donna nel mondo islamico sono molto arretrate;
  •           In Egitto, Sudan, Somalia, Eritrea, Nigeria, Senegal, Guinea, Indonesia viene praticata ancora l’infibulazione. In quest’ultima un'associazione islamica sta finanziando campagne di infibulazione gratuita all'interno delle scuole e pare avrebbe già reso possibile l'infibulazione del 96 % delle bambine indonesiane.


Mi chiedo, quindi,  come si possa travisare la storia, offendere il presente e precludere, anche solo in parte,  il futuro della donna festeggiando la Giornata internazionale della donna o Festa della Donna in questo modo errato, all’insegna di un consumismo sciocco, figlio della globalizzazione.

Cosa rimane delle conquiste, della tanta strada ancora da fare, delle lotte per le donne che ancora oggi sono in condizioni di schiavitù in alcune parti del nostro pianeta?
Cosa rimane della dignità femminile, dell’amor proprio, della voglia di emancipazione?
Perché svilire una giornata dal significato importante e ridurla a uno spogliarello di pessimo gusto?
Non sarebbe meglio organizzare e partecipare a una manifestazione, a un corteo, a un sitin, a un forum sulle eccellenze femminili, sulla condizione femminile al Sud, oppure in sostegno delle donne nel mondo che ancora oggi vivono segregate dai loro pseudo  uomini?

Eventi atti a sensibilizzare quel tessuto sociale che non riesce a scardinare i propri preconcetti sulle donne e che andrebbe, invece, costantemente educato.

Secondo me, le donne che usano festeggiare la Giornata internazionale della donna attraverso i soliti spettacoli di spogliarello o la solita cena al ristorante, alimentano soltanto questi retaggi negativi in cui la condizione femminile è ancora intrappolata.

Io direi basta.

Il rispetto ci è dovuto, ma iniziamo a pretenderlo con azioni giuste anche da parte nostra.
LOID



1 commento: