Scusate la confidenza con cui oggi affronterò la seconda intervista della mia rubrica “Come due vecchi amici”. Una confidenza che non vuole ledere e non lederà il serio impegno che è stato speso nella sua realizzazione, ma ho scelto oggi la strada dell’informalità proprio per essere me stessa fino in fondo. La Dott.ssa Teresa Vaticano è la protagonista, ma prima ancora una delle mie più care amiche, alla quale rivolgerò le mie domande. Ho scelto di farle l’intervista perché conosco profondamente le sue doti professionali e umane. Lei conduce la sua vita all’insegna dell’altruismo, donandosi agli altri incondizionatamente. Ci sono altri mille aspetti della sua persona che non ho trattato e non tratterò, ma che sono altrettanto meritevoli di attenzione. Tuttavia concentrerò le mie domande sulla sua professione o vogliamo chiamarla Missione?
Cominciamo:
Teresa: “ Avrò avuto 4 o 5 anni…. Sì, ero proprio piccola quando l’ho detto per la prima volta
2) "Cosa ti ha fatto nascere questa volontà?”
Teresa: “Le motivazioni sono state tante ma, quella che mi piace ricordare mi vede in una sera in cui nonna Rosa stava male. Non capivo cosa avesse. Vedevo solo che si lamentava tenendosi il fianco, i suoi occhi non sorridevano più, erano diventati tristi e opachi e a me non piacevano così. L’indomani stava ancora male ed io non mi davo pace, finché papà mi disse: “Tranquilla! Presto arriverà il dottore e farà stare bene la nonna. ”.Ecco , in quel momento ho deciso che da grande avrei cercato di alleviare il dolore ,avrei fatto il medico. “
3) “Da quel momento hai perseguito questa tua ambizione e sicuramente dopo tanti sacrifici, sei approdata nel mondo del lavoro. Il primo impatto lavorativo è stato all’altezza del tuo immaginario oppure ne sei rimasta delusa?”
Teresa: “Delusa no, direi piuttosto sorpresa e spaventata forse. L’università ti prepara poco all’imprevisto , piuttosto ti fa crescere con l’idea del medico che visita e , gradatamente, valuta, studia, indaga e quindi cura il paziente. Io ho cominciato la vera attività in trincea, in un Pronto Soccorso nel mese di luglio, in un ospedale mai visto prima e dove le emergenze erano come le ciliegie, si susseguivano senza sosta, il personale era scarso, si facevano 24 h di fila quasi di routine, l’imprevisto era la norma…..ero diventata “dottore dottore presto” e questa frase mi rimbombava nella testa anche quando ero ormai a casa. Effettivamente l’inizio è stato forte ma , in tutta sincerità, se tornassi indietro pretenderei di rifarlo. E’ stata la fase per me più costruttiva, più vera, il periodo in cui mi sfinivo ma con dignità!”
4) ”Nelle tue esperienze di lavoro, sei approdata in Nefrologia e dialisi. Cosa ti ha portato a scegliere questa specialità?”
Teresa: “La specializzazione in Nefrologia e Dialisi è stata quasi un caso. In quel periodo la nostra ASL ha fatto una convenzione con l’università di Messina per formare nuovi specialisti nefrologi che però già lavoravano e ai quali, in pratica , si concedeva di continuare ad esercitare presso la propria sede nella specialità scelta e contemporaneamente frequentare l’università( chiaramente senza remunerazione) . La sfida era grande per chi, come me, oltre al lavoro aveva una famiglia ma io decisi che ne valesse proprio la pena perché se vuoi fare bene una cosa la devi conoscere a fondo altrimenti fai solo finta e l’arte dell’istrione non fa per me. “
5) “In questo preciso momento storico la sanità è ridotta ai minimi termini. Ti senti pienamente appagata e soddisfatta del lavoro che la Sanità attuale ti consente di fare?”
Teresa: “Non credo proprio e preferisco non sbilanciarmi oltre se non per dire che, l’amarezza e l’impotenza oggettiva non dovrebbero fare parte del bagaglio dell’attività di un medico.”
6) “ La Sanità ti da i mezzi necessari affinché voi medici di prima linea possiate lavorare al meglio, oppure lavorate con mezzi inferiori alle vostre capacità ed esigenze professionali? Ci puoi fare qualche esempio?”
Teresa: “ La sanità di oggi, purtroppo, è malata di suo e se non trova il rimedio adatto è difficile che possa dare quel che serve. Esempi? Meglio non farne, potrebbero venire intesi come la regola, ed io non voglio crederci!!! “
7) “Quanti anni fa, con il vostro aiuto, forse con l’aiuto di contributi Provinciali, con l’aiuto di donazioni anonime e sottoscritte, avete ristrutturato il vostro reparto a Palmi?”
Teresa: “Il tutto risale a circa 4 anni fa. Effettivamente il reparto di Nefrologia, nonostante operasse attivamente e registrasse la fetta più grossa di produttività dell’intero ospedale, era però strutturalmente malconcio ( come il resto d’altronde).Mettendoci d’impegno e con l’aiuto dell’ASL , di buoni cittadini ,in anonimato e non, e rimboccandoci letteralmente le maniche e le tasche siamo riusciti a realizzare un gioiellino di reparto.”
8 ) “Invece da poco tempo, circa 1 anno, il tuo lavoro si divide tra Palmi con la Dialisi e Gioia Tauro con il reparto di Nefrologia. Per quali motivi nonostante il nuovo reparto è avvenuta questa separazione? “
Teresa: “ Purtroppo, come volevasi dimostrare, le decisioni politiche anche qui hanno mietuto vittime. Essendo stato ormai spogliato di tutti i reparti fondamentali, diventava rischioso mantenere sull’ospedale di Palmi le degenze, per cui anche la Nefrologia è stata smembrata e trasferita su Gioia Tauro ed a nulla sono valse le nostre rimostranze fortemente motivate secondo le quali era assolutamente una incongruenza ,disagevole e a rischio,separare due unità operative così strettamente interconnesse quali erano la Nefrologia e la Dialisi. Non chiedevamo di lasciare a Palmi la Nefrologia, sarebbe stato da incoscienti, chiedevamo, bensì, che le due unità, venissero trasferite in blocco in maniera tale che, il paziente non subisse disagi e il personale riuscisse ad operare con continuità: bhè anche qui abbiamo perso!”
9)"Quanti pazienti trattate in dialisi?”
Teresa: “Abbiamo 12 posti reni, su cui si alternano circa 45 persone, in media.”
10) “Qual è il supporto tecnico o professionale che vi occorre in Dialisi con più impellenza, per poter lavorare al meglio?”
Teresa: “Per fortuna questo è l’unico problema che non abbiamo. Godiamo di macchine di ultimissima generazione che riescono a fare i trattamenti più adeguati. Peccato che si trovino in una struttura fatiscente.”
11) “I vostri pazienti, che subiscono gli eventuali disagi, avranno raggiunto un grado di saturazione al problema. Come lo manifestano?”
Teresa: “Si lamentano, sono spesso agitati e nervosi, ci chiedono aiuto e soluzioni che noi, purtroppo non possiamo dare.”
12) “Tempo fa ricordo di aver letto un articolo di giornale che trattava di un aiuto particolare che hai dato a una paziente. Ti senti ancora con lei?”
Teresa: “Certo, mi porta spesso i cioccolatini e ci abbracciamo calorosamente ogni volta che viene in visita.”
13) “Il tuo spirito di servizio e la tua dedizione è rimasta invariata? Non hai mai momenti di sconforto?”
Teresa: “Non so se definirlo sconforto, spesso si tratta piuttosto di rabbia e incredulità: com’è possibile che il malato non venga messo in prima fila? Non venga considerato il punto cardine su cui far ruotare tutto il resto?Lo spirito di servizio e la dedizione sono tratti caratteriali,vengono spesso minati ma è impossibile scardinarli.”
14) “Quand’è che invece ti senti pienamente appagata del tuo lavoro e hai voglia di fare sempre meglio?”
Teresa: “Appagata in questo momento potrei solo esserlo con la fantasia. Voglia di fare sempre meglio è un istinto quotidiano per fortuna, altrimenti non ne parleremmo neanche, non credi?”
15) “Qual è l’augurio che vuoi fare ai tuoi pazienti, affinché possano usufruire di una Sanità eccellente?”
Teresa: “Sarebbe naturale augurare a tutti noi e non solo ai miei pazienti, che qualcosa cominci a cambiare e che veda nel malato l’uomo nella sua totale fierezza e dignità e non l’essere bisognoso che si debba accontentare. Ai miei pazienti ,mi sento di dire: siete anche la mia famiglia.”
Con quest'ultima domanda ringrazio la Dott.ssa Vaticano per la sua disponibilità e le auguro di portare avanti la sua professionalità sempre con lo stesso spirito di servizio e la stessa dedizione e di apportare sempre sul suo lavoro l'umanità che la contraddistingue. Buon lavoro!
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